Nucara a Porta Pia Perché non scordiamo il XX settembre Il 20 settembre 2011, il segretario del Pri Francesco Nucara ha guidato una delegazione di repubblicani a rendere testimonianza ed omaggio a Porta Pia. Può anche cascare il mondo, ma i repubblicani non si dimenticano il 20 settembre del 1870, quando Roma fu presa e annessa al Regno d’Italia e fu deposto il potere temporale del papato. Ancora tre anni prima, Garibaldi aveva riunito i suoi volontari a Montorotondo perché riteneva giunto il momento di dare il colpo finale a quel "baraccone" dello Stato pontificio. Il generale si era sbagliato, ma non di molto. Roma forse lo avrebbe anche accolto volentieri, avendolo conosciuto bene al tempo della Repubblica, ma le milizie francesi di Napoleone III erano molto meglio armate e la polizia papale efficace. Più fortunato dei garibaldini fu il governo Lanza all’indomani della sconfitta di Napoleone III a Sedan. Se la Francia si ritirava, lo Stato Vaticano non era più difendibile e la monarchia italiana poteva finalmente rompere indugi durati anni. Non è particolarmente edificante sotto il profilo politico-militare la presa di Porta Pia, ma è fondamentale per sancire un principio unitario, inseguito in tutto il Risorgimento. Una forza politica deve saper fare i conti con la realtà e Mazzini, che aveva subordinato l’idea repubblicana all’Unità nazionale, lo sapeva bene. C’erano anche i mazziniani più puri di Mazzini che biasimavano l’apostolo per questo, ma, una volta annessa Roma, l’Italia fu fatta. Come insegnava Cavour, "libera Chiesa in libero Sato". E la Chiesa ne ha tratto giovamento, perché, mentre nella storia gli Stati nazionali per prima cosa si fanno un loro clero, passando a fil di spada quello di derivazione romana, in questo caso, alla breccia di Porta Pia, si registrò solo la morte di qualche guardia pontificia. Ancora l’anno scorso, il cardinal Bertone sembrava essere stato lui un bersagliere, tanto era soddisfatto di celebrare l’evento. La Chiesa non venne messa a sacco e, al contrario, ebbe favori e garanzie tali che furono persino ampliate nel tempo. Il problema è, se vogliamo, che forse questa libertà della Chiesa, in determinati momenti, è parsa superiore persino alla libertà dello Stato. Così accade ancora - lo abbiamo visto solo pochi giorni fa - che siano i cardinali a dire allo Stato italiano cosa debba fare e cosa sia meglio per esso, per non parlare di quando presidenti della Conferenza episcopale ci spiegavano la nostra Costituzione relativamente al significato del finanziamento delle scuole private. A volte abbiamo quasi l’impressione che la libertà della Chiesa nel libero Stato sia in realtà la pretesa di rendere lo Stato sottomesso. Ma non è questo il giorno di far polemiche. Anche se, quando il Vaticano pretendere di far scrivere le leggi del nostro Stato secondo il suo gradimento, vedi quella sulla bioetica, un problema, esiste, eccome. Una volta in Italia c’era un partito cattolico molto sensibile alle istanze religiose, come ovvio, ma anche capace di dare loro un giusto argine là dove queste si mostravano invasive. Ora che il partito cattolico è più marginale, la Chiesa sembra avere persino più influenza sui due schieramenti. Anche per questa ragione non dimentichiamo il 20 settembre. Qualunque osservazione storiografica si possa fare, certo non si è presa Porta Pia per consentire una maggior influenza della libera Chiesa sul libero Stato. |